giovedì 10 aprile 2008

IMPIANTI NEGLI EDIFICI ABITATIVI ARCO CONSUMATORI MARCHE FA CHIAREZZA SULL’ INCOGNITA DEI RINCARI

L’Arco Consumatori Marche, per voce del Presidente Regionale Andrea Calvaresi, fa chiarezza per gli utenti sul tanto discusso e criticato decreto “sulla messa a norma degli impianti nelle unità abitative”. Il decreto Dm 37/08, che ha suscitato molta preoccupazione e indignazione da parte dei proprietari di immobili, impone l’obbligo di garanzia di chi vende un edificio o una sua porzione, di certificarne la messa a norma di tutti gli impianti e un obbligo di consegna di documenti all’acquirente o al conduttore dell’immobile. E se manca il certificato di congruenza per la caldaia, i tubi dell’acqua, i cavi del telefono o l’antenna tv cosa succede? Nessun paura: al compromesso o al rogito, ogni cosa si potrà sistemare con un accordo tra le parti.
In effetti, alle nostre richieste il ministero ha più volte precisato che:
1. l’espressione “impianto a norma” va intesa nel senso di impianto in regola con le norme in vigore all’epoca in cui l’impianto venne realizzato o modificato (e quindi per gli impianti “superati”da legislazione sopravvenuta, non vi è alcun obbligo di adeguamento);
2. l’obbligo di garanzia (che è inderogabile quando è venduto un immobile nuovo di fabbrica) negli altri casi è derogabile, nel senso che, se l’impianto non è a norma, la casa non è invendibile e il venditore non è per forza tenuto a renderlo conforme. Se infatti l’acquirente intende ugualmente effettuare l’acquisto di un bene con impianti non a norma, egli può esonerare il venditore dall’obbligo di garantire gli impianti a norma e di produrre certificazioni di conformità;
3. anche l’obbligo di allegazione di attestazioni di conformità al contratto di compravendita oppure l’obbligo di consegna di questi documenti all’inquilino possono essere derogati, se interviene un accordo in tal senso tra i contraenti.
Resta il fatto che il decreto 37/08, come “Il Sole 24 Ore” aveva previsto già dai primi commenti, ha determinato nel mondo delle contrattazioni immobiliari un indiscutibile allarmismo (tanto che si continua spesso a parlare, sia pur ingiustificatamente, degli immobili non a norma come invendibili o non cedibili in locazione). Il decreto ha soprattutto determinato la suddivisione del mercato in due fasce nettamente distinte: quella dei fabbricati “virtuosi”, dotati di impianti a norma, e quella degli edifici con impianti non certificati, già diventati, in pochi giorni, edifici di serie B, e quindi esclusi dal “contrattualmente corretto” ed esposti a svalutazioni.

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